I Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale, o più brevemente ASI, furono concepiti e quindi costituiti nel territorio del Mezzogiorno d’Italia, nell’ambito dell’Intervento Straordinario, per “ … predisporre un ambiente fisico congruo all’espletamento di un’attività manifatturiera …”. Questo compito che il legislatore affidava ai Consorzi era coerente con quella parte della teoria economica, allora prevalente, degli squilibri regionali visti come deficit di infrastrutture primarie. Recuperare tale deficit implicava, quindi, il recuperare di rilevanti diseconomie e stimolare la creazione di un tessuto industriale.
In tempi più recenti tale visione, seppure non superata, è stata sostanzialmente articolata partendo da una revisione della politica industriale ovvero dai bisogni delle imprese.
Ci si è resi conto delle numerose e gravi diseconomie alle quali devono far fronte le unità produttive localizzate nelle maggiori agglomerazioni urbane dove la ridotta mobilità delle merci e degli uomini, l’irrigidimento delle relazioni industriali e soprattutto la crescente concorrenza nell’uso dello spazio tra vecchie e nuove funzioni urbane, si sono tradotte in voci di maggior costo che gran parte delle unità industriali non possono a lungo tollerare.
In sostanza si è dovuto prendere atto della circostanza che la crisi degli ultimi anni ha reso meno definiti i limiti spaziali dei sistemi industriali i quali, per sfuggire alle ricordate diseconomie urbane, hanno iniziato a spingersi nelle periferie urbane prima, e nelle aree intermedie poi, rompendo quel rapporto funzionale che esisteva tra crescita urbana e processi di industrializzazione.
Si è quindi affermata una particolare attenzione a quelle condizioni, esterne ma assolutamente non estranee all’area di produzione, che possono esprimere anche una funzione direttamente produttiva assolvendo un ruolo complementare a quello delle imprese e del mercato, in tutti i punti in cui questi ultimi presentano una dotazione insufficiente o una scarsa tempestività nell’apprestare i servizi richiesti dalle aziende/utenti.
In questa revisione di politica industriale si è, per così dire, consumata la trasformazione dei Consorzi ASI. Infatti nati, perlopiù, negli anni della localizzazione della grande impresa, i Consorzi ASI si ritrovano in molti casi con una dotazione di infrastrutturazione specifica poco adeguata al fabbisogno di una utenza industriale di piccola e media dimensione.
Si trovano altresì con una dote eminentemente di infrastrutture e con una cultura gestionale degli impianti relativi, quando nella fase attuale dello sviluppo industriale è prevalente il consumo dei servizi rispetto a quello di infrastrutture.
In buona sostanza accanto ai compiti “tradizionali” le imprese hanno chiesto ai Consorzi l’erogazione di servizi reali.